CAUSE DELLA GUERRA
Nei primi anni del Novecento la stabilità delle relazioni
internazionali viene minata dalla concorrenza economica e politica tra USA,
Germania, Austria, Francia e Russia, che nutrivano speranze di ampliamento
della loro sfera di influenza.
Uno dei fattori principali di questa instabilità internazionale fu la rapida crescita economica ed industriale della Germania di Bismark e poi, dal 1911, di Rathenau. Essi miravano infatti a creare una vasta area economica posta al centro dell'Europa sotto il controllo tedesco e quindi, per realizzare tale proposito, diedero vita ad una politica economica espansiva e ad una politica estera aggressiva. |
|||||||||
Altri motivi di instabilità erano legati alla dissoluzione dell'Impero ottomano, che lasciava spazio alle rivalità tra Austria e Russia nell'area balcanica (l'Austria controllava la Bosnia-Erzegovina e condizionava la Bulgaria, mentre la Russia sosteneva il nazionalismo serbo), e lungo i loro confini occidentali (volontà austriaca di espandersi in Polonia). L'Impero Asburgico era anche minacciato a Sud, dove erano forti le rivendicazioni italiane sulle porzioni di territorio trentino e sulla Venezia Giulia, rimaste austriache dopo l'incompleta unificazione della penisola italiana. | |||||||||
L'equilibrio internazionale viene rotto definitivamente il 28
giugno del 1914, quando il nazionalista filoserbo Gavril Princip assassinò a
Sarajevo l'erede al trono austriaco Francesco Ferdinando, la cui idea di
assecondare le volontà autonomiste di croati e sloveni si scontrava con il
sogno serbo di realizzare un proprio stato autonomo.
Un mese dopo, l'Austria-Ungheria dichiarò guerra alla Serbia, innescando così una veloce reazione a catena che si estendeva all'intero continente europeo. |
|
||||||||
Prime fasi del conflitto |
|||||||||
|
|||||||||
Le prime fasi del conflitto videro protagoniste le truppe tedesche, che riportarono una serie di vittorie arrivando fino a 40 kilometri da Parigi. Con la battaglia della Marna (6/9/1914) le truppe francesi riuscirono a respingere l'avanzata tedesca e a stabilizzare il fronte. | |||||||||
Sul fronte orientale l'esercito tedesco avanzava rapidamente, ma anche su questo fronte le operazioni non si svolsero come pianificato e presto si raggiunse una situazione di stallo: l'esercito russo avanzò fino ai Carpazi e le milizie serbe riuscirono a contenere l'esercito austriaco. | |||||||||
La guerra-lampo che gli stati maggiori avevano in mente si era trasformata in una lunga e logorante guerra di trincea. | |||||||||
L’Italia entra in guerra |
|||||||||
Al momento dello scoppio del conflitto il governo Italiano si
schierò neutrale, mentre un acceso dibattito su neutralità ed intervento
interessò i partiti e l'opinione pubblica.
Il governo avviò una serie di trattative sia con l'Austria che con l'Inghilterra, con la quale, il 26 aprile 1915 venne stretto il Patto di Londra, con cui l'Italia si impegnava a scendere in campo con le potenze dell'Intesa. In cambio avrebbe ricevuto il Trentino, Trieste con l'Istria e la Dalmazia e persino il Canton Ticino. Il 4 maggio il governo italiano comunicò agli imperi centrali la sua rescissione dalla Triplice Alleanza. In totale nel 1914 furono schierati inizialmente :
La Russia, a causa della rivoluzione, si ritiro' ben presto dalla guerra. |
|
||||||||
Il 24 maggio 1915 l'Italia dichiarò ufficialmente guerra all'Austria, ma non alla Germania, contro cui entrerà in guerra solo nell'agosto del 1916. L'Italia assumeva così il ruolo dell'aggressore in un momento che riteneva assai favorevole per una facile vittoria. L'Austria si sentì assalita a tradimento in una vasta zona priva di truppe e fu costretta ad una disperata difesa sui monti.
|
|||||||||
LA TRUPPA
ITALIANA L'Italia, quando scoppiò la guerra mondiale, aveva alle armi 248.000 uomini ed aveva appena 2.250.000 cittadini con obblighi militari e con una pur sommaria istruzione; a questi 2.534.000 nel corso dei quattro anni di guerra vennero aggiunti altri 3.224.000 uomini, dei quali 2.788.000 rimasero per un periodo più o meno lungo nell'Esercito mentre 720.000 furono dispensati ed esonerati per esigenze imprescindibili della produzione agricola, industriale e bellica nonché per il funzionamento dei pubblici servizi.
al l° luglio 1915 erano alle armi . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .. . 1.557.000
I 4.872.000 militari assegnati ai corpi e
specialità in zona di guerra e riportati alla 3a riga dell'elenco si
ripartirono per armi e specialità nel modo seguente
|
|||||||||
Lo sviluppo del conflitto |
|||||||||
• dal 1915 al settembre 1917 si susseguono numerose battaglie tra l'esercito italiano e quello austriaco lungo il fronte carsico (le dodici battaglie dell'Isonzo), che portarono alla conquista di Gorizia, e l'occupazione austriaca con la Strafexpedition del 1916 dei territori di Asiago. • nel 1917 la Russia si ritira in seguito alla rivoluzione bolscevica; mentre in Italia si assistette alla disfatta di Caporetto (24 ottobre), quando in seguito ad un attacco austro-tedesco, la II armata italiana si dovette ritirare, causando una reazione a catena che portò ad un ripiegamento generale delle truppe italiane e, con esse, il progressivo spostamento del fronte, che si assestò sulla linea M.Pasubio, M.Grappa e Fiume Piave. • 1918: il Gen. Cadorna lascia l'incarico di comandante del Regio Esercito Italiano al Gen. Armando Diaz. • ottobre 1918: ad un anno esatto dalla rotta di Caporetto l'esercito italiano sconfigge nelle battaglie del Piave e nella battaglia di Vittorio Veneto l'esercito austriaco, che è costretto alla resa (armistizio del 4 novembre 1918). L'Italia aveva così vinto la guerra a fianco di Francia ed Inghilterra. • novembre 1918: le truppe franco-inglesi avanzano riconquistando i territori francesi persi nel 1914. La Germania, dopo numerose sconfitte, è così costretta alla resa (11 novembre).
|
|||||||||